martedì 24 aprile 2012


Giustizia e Libertà Cristoforo Astengo contro il grigio conformismo di destra

Nell’ambito del dibattito sul caso Ghersi ci è stato rimproverato di non condannare, con la stessa fermezza, le atrocità del fascismo e le efferatezze della nostra parte, ovvero del comunismo. Vogliamo ricordare, non credevamo fosse necessario, che Giustizia e Libertà era una formazione partigiana di area liberalsocialista legata al Partito D’Azione e che la F.i.a.p., fondata da Ferruccio Parri, raccoglie le anime socialista, liberale, repubblicana, anarchica e azionista ma non quella comunista. I partigiani di cui cerchiamo di approfondire la conoscenza e diffondere le biografie sono, per fare solo alcuni esempi, Italo Oxilia, il marinaio socialista protagonista della fuga di Turati e della fuga da Lipari; Antonio Catte, il giudice azionista scelto, a guerra finita, per il Tribunale speciale di Genova; Francesco Bruzzone, il partigiano repubblicano primo prefetto della Savona liberata; Umberto Marzocchi, l’antifascista anarchico che ha combattuto in Italia, Francia e Spagna dagli Arditi del popolo alla guerra contro Franco; Aldo Ronzello, il partigiano liberale, ultima vittima tra le file della Resistenza savonese. Non abbiamo quindi nessuna remora a condannare totalitarismi di qualsiasi colore essi siano, compreso il rosso. Rimandiamo però al mittente polemiche di questo genere che, per quanto stantie e sterili, vanno rivolte evidentemente in altre sedi.

La sede de La Destra invece è stata fatta oggetto di vandalismi come peraltro i manifesti su Giuseppina Ghersi. Prendiamo le distanze dagli imbrattamenti ma contemporaneamente condanniamo il tipo di arredi della sede di quel partito: quadretti con raffigurazioni della X Mas, volti di Mussolini e fasci littori. Ognuno è libero di avere i suoi miti e i suoi soprammobili ma risulta strano credere che nelle diatribe recenti non vi sia il desiderio di rivalutare i repubblichini. Nel sito dei Ragazzi del Manfrei, poi, si dipinge il ventennio solamente come un periodo in cui lo stimato Duce realizza mirabolanti riforme, la seconda guerra mondiale come un susseguirsi inspiegabile di bombardamenti americani e la storia resistenziale come una sequela monolitica di crimini. Insomma a leggere i loro scritti non si capisce quale sia stata la missione del partigianato e per quale ragione gli alleati siano sbarcati in Italia: nessun accenno alle persecuzioni liberticide e all’invivibile natura del regime. Insomma un sito ricolmo di “apologia del fascismo”, reato per la legge italiana, come il vandalismo. Ma come vandalismo forse si può anche giudicare il fatto che negli scorsi mesi sia stata tappezzata illegalmente la città con adesivi di partito: evidentemente il doppiopesismo tanto criticato negli altri non viene ravvisato in casa propria. Torniamo a cose serie: al nostro invito di celebrare il 25 aprile hanno risposto di festeggiare la ricorrenza ad Altare dove, nel cimitero del paese, si onora contemporaneamente la memoria dei partigiani e dei ragazzi di Salò. Evitiamo le ipocrisie, i Ragazzi del Manfrei e i ragazzi de La Destra festeggiano solo i ragazzi di Salò. Ognuno è libero di ricordare chi vuole ma noi, al contrario, saremo sinceri: festeggiamo solo la memoria dei partigiani.

Sul caso Ghersi in senso stretto ribadiamo la condanna dell’accaduto e ripetiamo di sentire il bisogno di un serio studio storico. Di una cosa siamo certi: i due partigiani a cui abbiamo dedicato le nostre sezioni non sono senza dubbio i colpevoli dell’omicidio, visto che sono stati assassinati dai nazifascisti il 27 dicembre del 1943 (Cristoforo Astengo) e il 23 marzo del 1945 (Nicola Panevino). Infine l’edificio nel quale è stata barbaramente uccisa la bambina è lo stesso nel quale, il 12 novembre del 1974, è esplosa la quarta di dodici bombe collocate a Savona e dintorni. Pochi giorni dopo, a seguito dell’esplosione del settimo ordigno in un palazzo di Via Giacchero, muore Fanny Dallari. L’anziana signora di ottantadue anni è a nostro avviso innocente come lo è una ragazzina: ma non ci sembra che i ragazzi del Manfrei e i ragazzi de La Destra si siano mai battuti per conoscere la verità su episodi simili capitati in tempo di pace a vittime inermi e civili. Non ci risulta poi che nessuna associazione antifascista abbia utilizzato in modo strumentale e utilitaristico l’immagine e la storia della povera Fanny Dallari per ottener la verità giuridica sul fatto, cosa che prescinde dal pur doloroso caso singolo. Come mai la giusta curiosità intellettuale per i misteri della storia recente savonese non spinge i ragazzi ad interessarsi del misterioso e oscuro piano terroristico che ha sconvolto Savona quasi trent’anni dopo la fine della guerra? Fin troppo facile da capire. L’unica pista plausibile per quegli attentati è infatti quella nera, la stessa delle altre bombe della strategia della tensione (da Piazza Fontana a Piazza della Loggia) e come nei casi più noti è rimasta impunita a livello giudiziario ma accertata sul piano storiografico: scandalosamente infatti non si conoscono gli autori materiali ma è lapalissiana la committenza ideologica. Dobbiamo pensare che per rispondere a quello che viene definito il conformismo dei “gendarmi della memoria rossa” abbiano deciso di controbattere con il conformismo della “nera caserma dell’oblio”?

Circolo Giustizia e Libertà Cristoforo Astengo

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