Giustizia e Libertà Cristoforo
Astengo contro il grigio conformismo di destra
Nell’ambito del dibattito sul
caso Ghersi ci è stato rimproverato di non condannare, con la stessa fermezza,
le atrocità del fascismo e le efferatezze della nostra parte, ovvero del
comunismo. Vogliamo ricordare, non credevamo fosse necessario, che Giustizia e
Libertà era una formazione partigiana di area liberalsocialista legata al
Partito D’Azione e che la F.i.a.p., fondata da Ferruccio Parri, raccoglie le
anime socialista, liberale, repubblicana, anarchica e azionista ma non quella
comunista. I partigiani di cui cerchiamo di approfondire la conoscenza e
diffondere le biografie sono, per fare solo alcuni esempi, Italo Oxilia, il
marinaio socialista protagonista della fuga di Turati e della fuga da Lipari;
Antonio Catte, il giudice azionista scelto, a guerra finita, per il Tribunale
speciale di Genova; Francesco Bruzzone, il partigiano repubblicano primo prefetto
della Savona liberata; Umberto Marzocchi, l’antifascista anarchico che ha
combattuto in Italia, Francia e Spagna dagli Arditi del popolo alla guerra
contro Franco; Aldo Ronzello, il partigiano liberale, ultima vittima tra le
file della Resistenza savonese. Non abbiamo quindi nessuna remora a condannare
totalitarismi di qualsiasi colore essi siano, compreso il rosso. Rimandiamo però
al mittente polemiche di questo genere che, per quanto stantie e sterili, vanno
rivolte evidentemente in altre sedi.
La sede de La Destra invece è
stata fatta oggetto di vandalismi come peraltro i manifesti su Giuseppina
Ghersi. Prendiamo le distanze dagli imbrattamenti ma contemporaneamente
condanniamo il tipo di arredi della sede di quel partito: quadretti con
raffigurazioni della X Mas, volti di Mussolini e fasci littori. Ognuno è libero
di avere i suoi miti e i suoi soprammobili ma risulta strano credere che nelle diatribe
recenti non vi sia il desiderio di rivalutare i repubblichini. Nel sito dei
Ragazzi del Manfrei, poi, si dipinge il ventennio solamente come un periodo in
cui lo stimato Duce realizza mirabolanti riforme, la seconda guerra mondiale
come un susseguirsi inspiegabile di bombardamenti americani e la storia
resistenziale come una sequela monolitica di crimini. Insomma a leggere i loro
scritti non si capisce quale sia stata la missione del partigianato e per quale
ragione gli alleati siano sbarcati in Italia: nessun accenno alle persecuzioni
liberticide e all’invivibile natura del regime. Insomma un sito ricolmo di
“apologia del fascismo”, reato per la legge italiana, come il vandalismo. Ma come
vandalismo forse si può anche giudicare il fatto che negli scorsi mesi sia
stata tappezzata illegalmente la città con adesivi di partito: evidentemente il
doppiopesismo tanto criticato negli altri non viene ravvisato in casa propria.
Torniamo a cose serie: al nostro invito di celebrare il 25 aprile hanno
risposto di festeggiare la ricorrenza ad Altare dove, nel cimitero del paese,
si onora contemporaneamente la memoria dei partigiani e dei ragazzi di Salò.
Evitiamo le ipocrisie, i Ragazzi del Manfrei e i ragazzi de La Destra festeggiano
solo i ragazzi di Salò. Ognuno è libero di ricordare chi vuole ma noi, al
contrario, saremo sinceri: festeggiamo solo la memoria dei partigiani.
Sul caso Ghersi in senso stretto ribadiamo
la condanna dell’accaduto e ripetiamo di sentire il bisogno di un serio studio
storico. Di una cosa siamo certi: i due partigiani a cui abbiamo dedicato le
nostre sezioni non sono senza dubbio i colpevoli dell’omicidio, visto che sono
stati assassinati dai nazifascisti il 27 dicembre del 1943 (Cristoforo Astengo)
e il 23 marzo del 1945 (Nicola Panevino). Infine l’edificio nel quale è stata
barbaramente uccisa la bambina è lo stesso nel quale, il 12 novembre del 1974,
è esplosa la quarta di dodici bombe collocate a Savona e dintorni. Pochi giorni
dopo, a seguito dell’esplosione del settimo ordigno in un palazzo di Via
Giacchero, muore Fanny Dallari. L’anziana signora di ottantadue anni è a nostro
avviso innocente come lo è una ragazzina: ma non ci sembra che i ragazzi del
Manfrei e i ragazzi de La Destra si siano mai battuti per conoscere la verità
su episodi simili capitati in tempo di pace a vittime inermi e civili. Non ci
risulta poi che nessuna associazione antifascista abbia utilizzato in modo
strumentale e utilitaristico l’immagine e la storia della povera Fanny Dallari
per ottener la verità giuridica sul fatto, cosa che prescinde dal pur doloroso
caso singolo. Come mai la giusta curiosità intellettuale per i misteri della
storia recente savonese non spinge i ragazzi ad interessarsi del misterioso e
oscuro piano terroristico che ha sconvolto Savona quasi trent’anni dopo la fine
della guerra? Fin troppo facile da capire. L’unica pista plausibile per quegli
attentati è infatti quella nera, la stessa delle altre bombe della strategia
della tensione (da Piazza Fontana a Piazza della Loggia) e come nei casi più
noti è rimasta impunita a livello giudiziario ma accertata sul piano
storiografico: scandalosamente infatti non si conoscono gli autori materiali ma
è lapalissiana la committenza ideologica. Dobbiamo pensare che per rispondere a
quello che viene definito il conformismo dei “gendarmi della memoria rossa”
abbiano deciso di controbattere con il conformismo della “nera caserma
dell’oblio”?
Circolo Giustizia e Libertà
Cristoforo Astengo
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