Carissimi,
il nostro ingresso nella F.i.a.p.
è recente e bassa l’età media dei componenti dei nostri direttivi.
L’inesperienza e la giovinezza hanno pro e contro: l’entusiasmo e l’ingenuità,
la freschezza e l’irruenza, la vitalità e la sfrontatezza. Speriamo che i
vantaggi che apportiamo alla Federazione siano, oggi come domani, superiori
agli errori. Da noi forse, in virtù della nostra giovane età, ci si
aspetterebbe una richiesta di apertura della F.i.a.p., magari in relazione ad
una superficiale necessità di svecchiamento. Noi invece non siamo qui a
chiedere che la F.i.a.p. si attualizzi e si interessi ai grandi temi
contemporanei come l’ambiente, il lavoro e la legalità, nel tentativo
comprensibile di combattere la cattiva politica. Crediamo che in un’associazione
partigiana certe questioni sia lecito affrontarle ma siano da porre in secondo
piano rispetto al tema della Resistenza. Il tentativo delle associazioni
partigiane di darsi una nuova funzione negli ultimi anni è rispettabile ma non
è il nostro auspicio. E’ vero purtroppo che la schiera dei partigiani si fa di
anno in anno meno folta e che le associazioni sono animate, fatalmente e sempre
più massicciamente, da persone che non hanno fatto la Resistenza, non hanno
vissuto la guerra e patito il ventennio sulla propria pelle. Proprio per questo
le associazioni partigiane devono, a nostro avviso, mantenere oggi più che mai,
la memoria dei fatti resistenziali. Una memoria corretta e onesta, per quanto
umanamente possibile, veritiera e giusta. L’antifascismo è solo e soltanto
uguale a sé stesso: ogni tentativo di far coincidere la lotta di liberazione
con una battaglia di altra natura crea forzature e ogni esperimento di
sovrapposizione della Resistenza a un qualche altro valore ideale produce falsi.
Un nuovo senso ce lo forniscono i moderni fascismi alimentatati da odiosi
revisionismi. Nuova linfa ce la procura il desiderio di dipingere una
Resistenza sempre più pluralista e sfaccettata, lontana dal monolitismo di
certa vulgata e lontana dalla stantia nenia della retorica. Insomma spolveriamo
i drappi dal conformismo monocolore e dalla vuotezza della forma ma non
riponiamoli nell’armadio della storia.
A nostro avviso per affrontare la
contemporaneità in maniera efficace dobbiamo essere quello che siamo,
ricordando sempre di più le radici socialiste, repubblicane, liberali,
libertarie e socialiste-liberali della nostra federazione. Le idee di laicismo,
federalismo e antistalinismo con le quali la F.i.a.p. è nata nel 1949, differenziandosi
dalle posizioni delle altre associazioni, sono concetti da conservare e
rivitalizzare. La completa e totale collaborazione con l’A.n.p.i. e la F.i.v.l.
e l’importanza capitale di unità antifascista non deve farci rinnegare le
nostre origini. Queste nozioni non sono ferri vecchi della storia o attrezzi di
mestieri ormai superati. Il concetto di
laicità non consiste solo nell’idea, peraltro attualissima, di indipendenza
della politica italiana dalla Chiesa Cattolica e dallo stato estero del
Vaticano. L’idea di laicità, che significa repulsione e rifiuto per ogni
fanatismo ideologico-religioso e per ogni verità dogmatica, ha un senso più
vasto se correlata alla nostra battaglia pluralista. Il concetto di federalismo
non è solo un modo di governare la cosa pubblica assegnando maggiore autonomia
alle amministrazioni locali. L’idea di federalismo sottende nozioni come
anticentralismo, antiverticismo e antidirigismo connesse al più ampio
significato di decentramento, dal municipalismo alla democrazia diretta
passando per l’autogestione. In un’epoca in cui la teoria federalista è stata
portata alla deriva dalla xenofobia e dal pressapochismo non crediamo occorra rispondere
con patriottismi a base nazionale ma sia necessario riprendere in mano le
teorie federaliste che dal Risorgimento sono giunte fino all’antifascismo della
nostra area. Il concetto di antistalinismo non è solo una condanna di una
storia passata e fortunatamente giunta al termine. L’idea di antistalinismo, unita
a quella di antifascismo, ci fornisce l’antidoto ad ogni tipo di autoritarismo
storico o contemporaneo, ad ogni regime dittatoriale di qualsiasi natura esso
sia. Questi sono i punti principali, a nostro avviso, che accomunano il pensiero
socialista-liberale e quello socialista-libertario. Questi sono i punti sui
quali Rosselli e Berneri si trovavano d’accordo e che hanno animato, oltre al
Partito d’Azione e alle forze politiche in cui i partigiani F.i.a.p. si
riconoscevano, anche tre fondamentali esperienze socioculturali del nostro
raggruppamento: il Movimento Federalista Europeo di Altiero Spinelli, il
Movimento Comunità di Adriano Olivetti e il Centro di Orientamento Sociale di
Aldo Capitini.
Chiediamo infine di rimanere
strettamente vincolati al motto “Giustizia e Libertà” per quello che ha
rappresentato l’omonima brigata nella Resistenza ma anche e soprattutto per
quello che significa profondamente questa espressione. La giustizia senza
libertà è sopraffazione. La libertà senza giustizia è privilegio. Una è
connaturata all’altra. La giustizia senza libertà diventa ingiusta e la libertà
senza giustizia liberticida. Entrambe sono inutili se non coniugate.
F.I.A.P. Nicola Panevino (Valbormida)-Circolo
GL Cristoforo Astengo (Savona)